Sabato 14/02/2015 – Ore 21,00 Compagnia LA MOSCHETA “GRISU’, GIUSEPPE E MARIA” Commedia dialettale

Trama

Ambientata negli anni ’50, la vicenda si svolge in una sagrestia della provincia veneta e vede per protagonista il parroco del paese, don Gino, alle prese con i piccoli e grandi problemi dei suoi compaesani. In particolare si troverà a dover trovare soluzione ai guai di due sorelle: Maria, moglie di un minatore emigrato in Belgio, a Marcinelle (*), e Teresa, che tutti conoscono come seria e illibata. Alla loro storia si intreccia quella di altri personaggi, tra i quali il fedifrago farmacista del paese e il sagrestano Berto, invalido e bizzarro, vera e propria croce del povero don Gino.

Note di regia

Avete mai avuto il bisogno di liberarvi, di sfogarvi? Chissà quante volte vi sarete ritrovati a naso in su a dialogare con Dio, la Provvidenza o il destino… che ci crediate o meno. Capita a tutti, credenti e atei, agnostici e devoti. C’è bisogno di quell’attimo di speranza in cui credere che qualcuno lassù ascolti le nostre lamentele o le nostre preghiere.
Ma la nostra protagonista, Maria, sa che le mani vanno impiegate per lavorare, più che per pregare, quando si ha fame. E’ lei che ci racconta questa storia di un’Italia della provincia veneta degli anni ’50.
Un’Italia che stentiamo a riconoscere: genuina, appassionata, pura. Legata a straordinarie e indimenticabili canzoni in voga in quegli anni, dove gli uomini andavano a lavorare nelle miniere di carbone in Belgio e le donne rimanevano in paese a tirare su i figli a pasta e patate, frequentando parrocchie e sagrestie, cercando di costruire un futuro migliore per i propri figli anche con l’aiuto di politici locali e sacerdoti.

In origine il testo era in dialetto napoletano e, per gentile concessione dell’autore, lo abbiamo tradotto e adattato alla nostra lingua veneta; un po’ perché la tragedia che fa da sfondo alla commedia (vedi nota in basso) colpì l’Italia da nord a sud e poi per la notevole espressività che caratterizza il dialetto, proprio perché maggiormente legato alla vita quotidiana.

Nonostante la vena comica e farsesca la commedia presenta un’attenzione non indifferente a particolari temi sociali quali l’immigrazione, la povertà e l’analfabetismo, tratti tipici del belpaese all’indomani del secondo dopoguerra, che sono stati tratteggiati da Gianni Clementi con estrema delicatezza. Come sottotitolo la si potrebbe definire “una storia Italiana”, per questo ho cercato di condurre la commedia con sobrietà senza forzature, pur riadattando il testo, cercando e valorizzando la verità di ogni singolo personaggio.

(*) 8 Agosto 1956: tragedia nella miniera di Marcinelle in Belgio. Scoppia un incendio nel pozzo principale che intrappola e non lascia scampo a 237 minatori, di cui 139 italiani emigranti. Italiani che si recavano in Belgio perché quel paese aveva stipulato un particolare accordo con l’Italia dell’immediato dopoguerra: per ogni minatore inviato a lavorare nelle miniere veniva riconosciuta all’Italia l’importazione di due quintali di carbone al mese. Le fabbriche in Italia potevano così produrre acciaio e auto anche per mezzo di questi poveri e affamati disgraziati.
Più di 60.000 furono inviati in Belgio, reclutandone anche in buona parte dal Veneto, a lavorare in condizioni inumane con l’assenza totale di norme di sicurezza, provocando numerosi incidenti. Però quest’ultimo di Marcinelle, verificatosi in pieno agosto mentre gli italiani erano in vacanza, provocò una fortissima emozione e un grande sdegno.
Ma non un giornale parlava di questo famigerato contratto definito “uomo-carbone”.
Il Belgio le sue ragioni le aveva, non aveva più nessun residente che scendesse nelle miniere, mentre gli Italiani li si accontentava con molto poco: baracche per viverci e condizioni di lavoro, come detto, disumane.
 

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